
Il 2020 non è certo stato un anno da celebrare per il comparto creditizio e immobiliare. Tuttavia, stando a quanto ci ricordano gli ultimi dati elaborati da CRIF nella propria Bussola Mutui, lo scorso periodo si sarebbe in realtà chiuso con un andamento migliore delle attese.
Nonostante il contesto economico duramente danneggiato dall’emergenza sanitaria, il mercato dei mutui ha dimostrato un buono stato di salute, con un incremento della domanda del 2,8% sull’anno, e un aumento delle erogazioni che, fino al 30 settembre, era del 4,3%.
Inoltre, dopo quasi 10 anni di flessioni costanti dei prezzi degli immobili, i valori al metro quadro dei beni oggetto di garanzia ipotecaria sono tornati a crescere, con un incremento che nel 2020 è stato pari al 2,9% rispetto al 2019.
Le surroghe pesano per oltre il 60% delle erogazioni

In questo ambito, le surroghe sono tornate ad esercitare il consueto appeal e la consueta forza motrice del settore dei finanziamenti immobiliari.
Sempre secondo i dati forniti dalla Bussola CRIF, infatti, le operazioni di surroga sul canale online hanno rappresentato oltre il 60% di tutti i mutui intermediati ed erogati, con un picco di quasi il 70% nella prima parte dell’anno.
È piuttosto evidente come il boom delle sostituzioni sia stato determinato soprattutto dall’andamento favorevole degli indici IRS, che sono utilizzati correntemente per determinare i saggi di interesse per i mutui a tasso fisso. Nel corso del 2020 gli indici IRS hanno fatto registrare valori minimi storici di sempre, con una media delle rilevazioni giornaliere per le scadenze a 20 anni che a dicembre ha addirittura toccato quota 0%.
Sul fronte dello spread, invece, le politiche creditizie delle banche sembrano essersi mantenute in una condizione di stabilità. Per un mutuo di 140.000 euro a 20 anni, su valore dell’immobile di 220.000 euro, viene infatti registrato uno spread dello 0,40% per i mutui a tasso fisso, e uno spread dello 0,80% per i mutui a tasso variabile, praticamente invariati rispetto ai mesi scorsi.
L’interesse per l’immobiliare non si è sopito
Passando poi a un rapido sguardo al mercato immobiliare, dai dati dell’Agenzia delle Entrate emerge chiara una ripresa del numero delle compravendite nel corso del terzo trimestre 2020, con un balzo del 3,1% rispetto al terzo trimestre 2019.
Sembra dunque che il progetto di acquistare casa non si sia arrestato a causa della pandemia, ma abbia semplicemente subito un rallentamento fisiologico, con molte operazioni congelate nella prima metà dell’anno, che sono slittate al terzo trimestre, quando la maggior parte delle restrizioni alla mobilità sono venute meno.
Si noti in tal senso come secondo le Entrate a trainare la crescita delle compravendite nel periodo interessato sono state soprattutto le piccole e le medie città, mentre le grandi città e i capoluoghi hanno vissuto un periodo più difficile, probabilmente a causa del progressivo spopolamento favorito dal ricorso a soluzioni di smart working, in controtendenza rispetto a quanto non fosse stato possibile osservare negli anni prima della pandemia.
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