Bonus casa e rinegoziazioni, cosa cambia con la Legge di Bilancio 2023

Condvidi

La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto alcune disposizioni, già entrate in vigore, che hanno cambiato diversi aspetti legati alla gestione del proprio patrimonio immobiliare e del mutuo sulla casa.

Cerchiamo di riepilogare tutte le principali novità.

I bonus sulla casa

Un primo sguardo può naturalmente essere attribuito al mondo dei bonus sulla casa, cambiato solo in minima parte rispetto all’anno precedente.

In particolare, il governo non è intervenuto sullo schema in vigore in materia di Superbonus, non evitando il decalage della detrazione dal 110% al 90% sulle spese effettuate per la ristrutturazione e la riqualificazione del patrimonio edilizio.

Rimane valida la possibilità di usufruire del bonus non solamente in termini di credito fiscale da spendere in sede di dichiarazione dei redditi, quanto anche come cessione del credito di imposta o come sconto in fattura.

Le buone notizie arrivano invece sul fronte del Bonus mobili, il cui tetto massimo sale da 5.000 euro a 8.000 euro. L’innalzamento del limite per il momento è valido solo per il 2023, con la conseguenza che a partire dal prossimo anno il cap tornerà ad essere quello precedente.

IVA sulle case di classe A e B

Un’altra buona novità riguarda coloro che decideranno di acquistare una casa direttamente dall’impresa di costruzioni. In questo caso, se l’acquisto riguarda un’abitazione appartenente alla classe energetica A o B, la Legge di Bilancio 2023 ha previsto la possibilità di detrarre l’IVA per il 50%.

Il credito così generato potrà essere utilizzato per abbassare il carico fiscale in dieci rate di importo costante, a partire dal primo anno (quello in cui sono state sostenute le spese) per proseguire con i nove esercizi successivi.

Rinegoziazione dei mutui

In un contesto di tassi crescenti, una notizia interessante è anche quella del ripristino di una vecchia disposizione che permette ai mutuatari italiani di passare dal tasso variabile al tasso fisso a condizioni economiche che vengono stabilite dalla legge.

Così facendo il legislatore cerca di evitare che il passaggio da un mutuo a tasso indicizzato a un mutuo a tasso certo possa avvenire con eccessivi pregiudizi per il mutuatario che, evidentemente, sarà soggetto all’applicazione delle condizioni economiche previste dalla banca.

Non si tratta, peraltro, di un provvedimento totalmente innovativo. Dieci anni fa fu infatti approvato un decreto legge che istituiva un identico meccanismo proprio al fine di scongiurare un caro-rata insostenibile da parte dei mutuatari italiani. Oggi il provvedimento vuole replicare lo stesso meccanismo di applicazione, nell’auspicio che possa essere di sollievo per tutte quelle famiglie che si sono indebitate a tasso di interesse variabile e temono ora che il passaggio al fisso non possa essere sufficientemente cautelativo nei confronti del proprio budget.

Come intuibile, la misura vale esclusivamente per i mutui stipulati entro la data di entrata in vigore del provvedimento.

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